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Don’t look up – il primo atto spiegato

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Don’t look up, film uscito a fine dicembre scorso, è diventato in poco tempo il secondo film più visto su Netflix di tutti i tempi. 

Il film parla della scoperta di un asteroide che sta per colpire la terra e di come i due scienziati che hanno fatto questa scoperta non riescano a farsi prendere sul serio dal resto del mondo, che è troppo impegnato a seguire programmi serali; e persino quando la notizia viene appresa da persone che avrebbero il potere di fare qualcosa, come il presidente degli Stati Uniti, anche in quel caso la scomparsa del genere umano sembra essere una notizia meno importante della vincita delle prossime elezioni. 

Questi comportamenti, che visti da fuori ci fanno dire inizialmente “Ma va’, è impossibile che questo accada”, poi con l’avanzare del film ci rendiamo conto che sì, tutto questo è proprio possibile che accada e anzi, è probabile che in parte sia già accaduto. 

Ma al di là del messaggio politico sul quale potremmo dibattere per anni senza trovare un accordo, quello che mi interessa è analizzare la struttura di questo film, che parte con un evento scatenante messo prestissimo in scena: la scoperta dell’asteroide.

Ad ogni evento scatenante segue la reazione del protagonista, che deve essere quanto più umana possibile e infatti Randall, uno dei due scienziati, comincia a calcolare la traiettoria dell’asteroide. Ma e quando scopre che è in rotta di collisione con la terra nega ciò che ha appena scoperto, e rifà l’analisi da capo, e ancora, e ancora, e ancora una volta. Ti suona familiare tutto questo? A me sì, perché mi suona come “rifiuto della chiamata”.

Ripresi dalla notizia i due scienziati chiamano il funzionario governativo e vengono interpellati da vari personaggi fino ad arrivare al presidente degli Stati Uniti, il quale sembra essere più interessato come dicevamo prima alla politica che alla sicurezza della specie umana.

Insomma sulle prime gli scienziati non vengono creduti un granché e questo aspetto umano che viene mostrato è molto interessante, perché è un meccanismo che accade praticamente ogni giorno nella nostra vita senza che ce ne accorgiamo. Succede quando scegliamo le fonti che confermano le nostre opinioni e screditiamo tutto ciò che non ci interessa o che reputiamo lontano dalla nostra visione o quotidianità, a prescidendere dalla sua rilevanza o correttezza scientifica.

Insomma, i protagonisti sembrano essere schiacciati dagli avvenimenti, ma arrivati a questo punto c’è un cambiamento di scena, come del resto accade in tutti i film e i romanzi ben scritti, una presa di posizione del protagonista che decide di fare “il protagonista”, prendersi cioè la sua responsabilità che, in questo caso, si traduce nell’annunciare in diretta tv la scoperta dell’asteroide.

Questa singola scelta cambierà totalmente la vita non solo dei protagonisti ma dell’umanità intera, che non sarà comunque pronta ad accogliere la notizia per il verso giusto.

Direi che ho spoilerato abbastanza e il resto del film lo lascio alla vostra visione, ma la lezione che ci possiamo portare a casa sono due. La prima: è possibile far iniziare il nostro romanzo fin da subito con un evento scatenante, senza nemmeno presentare il o i protagonisti della storia e deleghiamo agli eventi che accadranno successivamente il compito di farci approfondire meglio la psiche dei nostri personaggi.

La seconda lezione riguarda la nostra sfera personale, ed è: ogni primo atto finisce sempre con una presa di posizione del protagonista. Questa presa di posizione nella vita reale purtroppo accade molto più raramente, perché non siamo abbastanza coraggiosi o sprovveduti se vuoi, o pensiamo di non esserne capaci, di non avere le carte giuste per essere noi i protagonisti della nostra vita. Peccato però che questo modo di pensare non genera storie che vale la pena da raccontare e, forse, nemmeno vite che vale la pena di vivere. Ecco perché tutti nella vita abbiamo bisogno di un bel punto di svolta; un momento in cui agiamo in modo proattivo e cerchiamo di mettere in pratica quel piano che da troppo tempo abbiamo conservato in un cassetto.

Qualche volta non funzionerà e qualche altra ci permetterà di salvare l’umanità dall’estinzione o quantomeno noi stessi.

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