Scrivere un buon dialogo in un romanzo è una specie di arte, ma per fortuna c’è una definizione di dialogo che può aiutarci creata dallo scrittore americano John Howard Lawson, che dice: “un dialogo è una compressione o un’estensione di un’azione e che serve ad allargare lo scopo di ciò che un personaggio sta facendo o che vuole raggiungere”.
E se anche tu, leggendo questa frase, hai fatto una faccia strana, proviamo a spiegarla.
Il dialogo è una compressione o estensione di un’azione
1. Il dialogo è una compressione o estensione di un’azione. Pensarlo come se fosse un’azione fisica ci costringe a farci una domanda: qual è lo scopo di questa conversazione? Così come agiamo per prendere, ottenere o avvicinarci a qualcosa, allo stesso modo il dialogo in un romanzo deve muovere gli interlocutori da qualche parte: sia in termini metaforici che, perché no, anche in quelli fisici. Un personaggio che parla equivale a uno che si muove, che va da un posto conosciuto per arrivare a uno nuovo, di cui ne scopre i dettagli frase dopo frase.
Il dialogo serve ad allargare lo scopo di ciò che un personaggio sta facendo
2. Serve ad allargare lo scopo di ciò che un personaggio sta facendo. Ogni personaggio coinvolto in un dialogo è portatore di uno scopo ben preciso. Facciamo un esempio.
L’esempio: come scrivere un dialogo
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Supponiamo di dover scrivere un dialogo tra cinque persone a una cena, ma prima di scrivere il dialogo di questa scena, analizziamo i personaggi da vicino e chiediamoci ciò che essi vogliono davvero.
Abbiamo un’anziana signora, chiamiamola Maria. Maria questa sera è molto contrariata perché suo figlio ha scelto una futura moglie, tale Susanna, a suo modo di pensare non proprio alla sua altezza. Le piacerebbe tanto che durante la conversazione la futura nuora Susanna mettesse in mostra tutta la sua inadeguatezza, così che suo figlio cambi idea.
Susanna è la futura moglie di Enrico. Si prepara per questa cena da almeno una settimana e il suo obiettivo è quello di piacere a tutti, in particolare alla futura suocera: la signora Maria.
Enrico vorrebbe solo rilassarsi, ma ha intuito che non sarà una cena facile. Per questo spera solo che finisca il prima possibile senza troppi danni. Illuso.
Martina è la sorella di Enrico. è nervosa perché da quando suo fratello Enrico ha annunciato il matrimonio, in famiglia non si parla d’altro, ma lei avrebbe una confessione da fare: è incinta, ma non sa di chi.
E per finire, Giulia, la governante, ha un disperato bisogno di capire in quale notte la signora Maria e suo marito saranno fuori di casa, così che potrà avvisare per tempo il ladro di gioielli con cui è in contatto.
Che dire: un bel quadretto, no? Conoscere lo scopo di ogni personaggio coinvolto nella discussione è di fondamentale importanza per ogni scrittore, perché solo così puoi immaginarti verso dove ognuno di loro vorrà portare la conversazione.